Itinerario 9 – Via Crucis S. Andrea (Mott).

A Era si sale lungo Via Roma, imboccando poi (dx) Via alla Latteria, che si lascia tenendo a sinistra per risalire brevemente l’argine del torrente Val dell’Era e attraversarlo subito su un ponticello che porta ad un piccolo parcheggio. Qui un disegno mostra il percorso, che ha inizio lungo le viuzze della Cuéta, antico e interessante nucleo con case addossate l’una all’altra.
Si possono ammirare architetture tipiche, con particolarità come i piedritti ed architravi spesso in pietra, le molte lòbie (ballatoi in legno, utilizzati in passato per l’essiccazione delle pannocchie di mais), i porticati e le scale esterne in pietra. Le cantine hanno le coperture a volta e qualcuna conserva un vecchio torchio da vino. Sulle pareti esterne delle vetuste abitazioni (molte di dimensioni notevoli), resiste ancora qualche vecchio dipinto di semplice fattura.
Nel quartiere si trovano i resti di un antico pozzo e di un forno, probabilmente utilizzati dall’intera comunità, mentre su una facciata fa bella mostra di sé un porticato ad arco con al centro un’elegante colonna in pietra. Salendo si tiene la destra e si imbocca il sentiero che si snoda tra i castagneti, incrociando, subito alle spalle del vecchio nucleo di Era, il percorso storico (Via Francisca).

Proprio all’incrocio si trova la prima stazione e, nel breve tratto che conduce al vecchio mulino, con andamento leggermente inclinato verso Nord-Ovest, si incontrano subito le altre due.
Qui la denominazione corrente delle edicole è quella di “cappelle” o “cappellette”: capèla o capelìna in dialetto. Tutte le cappelle (ad eccezione della tredicesima, accanto allo slargo adiacente al tornante della strada carrozzabile) si trovano a monte rispetto al tracciato del sentiero. Salendo, le vediamo quindi sulla sinistra nel primo tratto, sulla destra nel secondo (dalla quarta alla undicesima) e di nuovo a sinistra la dodicesima (di cui diremo più avanti) e l’ultima, la quattordicesima.
Appena superato il Mulino, di fronte al caratteristico “Crotto della Malpensata” che si trova a ridosso della gola da cui esce la Valle dell’Era, il sentiero compie una decisa svolta a sinistra, proseguendo quindi verso Sud-Ovest con una inclinazione costante, non troppo ripida.

Qui si trovano in successione le stazioni dalla quarta alla undicesima: la decima manca, crollata pare a causa della caduta di una pianta durante una incauta operazione di taglio del bosco (rimane, a testimoniare la presenza dell’antico manufatto, unicamente il basamento, murato con pietre a secco).


La più particolare ed inconfondibile è la stazione sesta, che presenta una esagerata inclinazione all’indietro: non sembra possibile che possa rimanere in piedi, e non sarà male pensare, al più presto, ad un adeguato intervento di consolidamento.
Subito dopo la settima stazione, accanto ai resti di una stalla diroccata, si può ammirare il bel basamento monolitico di un antico torchio (altri ve ne sono nella zona, a testimoniare l’intensa lavorazione dei terreni, spesso destinati a vigneto: alzando gli occhi, si vedono ancora tutti i muretti degli antichi terrazzamenti che, ad intervalli regolari, si succedono su su fino alla sommità del colle). 

Dalla stazione undicesima, a ridosso di una vecchia stalla, si intravede già, in alto, il campanile. Percorrendo verso sinistra una facile scala di recente risistemata, si raggiunge la strada carrozzabile per Paiedo. Seguendola verso destra, con un percorso quasi pianeggiante, in breve si giunge all’ampio slargo adiacente ad un tornante: qui, alla sinistra del sentiero, ed in posizione centrale rispetto a chi sopraggiunge sul posto, troneggia una cappella più grande, rinnovata di recente con un nuovo intonaco ed imbiancata, completata con un quadro votivo: un Gesù Cristo in stile moderno, opera dell’artista locale Massimo Vener. Si tratta della stazione dodicesima. Sulla destra, proprio all’imbocco del bel sentiero che, finalmente, conduce agevolmente alla Chiesa di Sant’Andrea, c’è la stazione tredicesima. 

Questa cappella risulta costruita nei primi decenni del Novecento, in sostituzione della quattordicesima, ai tempi più su, vicina all’ingresso del sagrato, demolita perché cadente: anche la tecnica costruttiva e gli intonaci esterni dimostrano la sua datazione diversa rispetto alle altre cappelle disseminate lungo il sentiero (sono evidenti, infatti, una intonacatura con malta “a spruzzo” e l’inserimento di un quadretto a stampa, sotto vetro).
Sull’ultimo tratto, infine, si trova la stazione ora divenuta quattordicesima.
Sulle cappellette la scritta in alto è completa e leggibile nelle stazioni seconda e terza; parzialmente leggibile nella prima, settima, ottava e undicesima; completamente illeggibile nelle rimanenti.


Solo la prima stazione contiene dei dipinti ad affresco; si può azzardare l’ipotesi che, non disponendo di sufficienti mezzi economici, si rimandasse a tempi successivi il completamento della serie dei dipinti: progetto che poi non fu più realizzato.
Pertanto oggi le cappelle contengono dei modestissimi quadretti incorniciati sotto vetro raffiguranti delle generiche immagini sacre.
La finitura esterna è a calce bianca e risulta decorata, su entrambi i fianchi, da grandi croci di colore rosso.

Il ritorno può avvenire lungo lo stesso sentiero, ma si consiglia un percorso alternativo che segue la strada ora in leggera discesa (direzione Sud) fino ai vicini crotti di Era, subito a monte rispetto alla carrozzabile, si abbassa poi con qualche tornante verso Ronco e quindi Fontanedo; da qui svolta nettamente a sinistra (direzione Nord) e, con andamento pianeggiante, conduce a Montenuovo. Qui si lascia la strada per percorrere una pista che poi diviene sentiero (siamo sulla Via Francisca), si supera l’abitato abbandonato di Surléra e si ritrova, in leggera discesa, l’incrocio posto all’inizio della Via Crucis: scendendo a destra, in breve si giunge al punto di partenza (vedere schede delle località indicate).